Giulio Alberoni (1664-1752) cardinal legato di Romagna dal 1735 al 1739
Gli imponenti lavori avviati nel 1733 per dare corso alla diversione dei fiumi Ronco e Montone e allontanare da Ravenna la costante minaccia di catastrofiche esondazioni, determinarono la necessità di organizzare un nuovo assetto delle vie di comunicazione. Il nuovo corso dei Fiumi Uniti infatti intersecava una fitta rete di strade che necessitavano di essere ripristinate attraverso la realizzazione di ponti in legno (Ponte Assi e Ponte Cella). Apparve subito problematica la realizzazione di un ponte in legno lungo la cosiddetta via Romana (via Romea) che collegava Ravenna a Classe, a causa della considerevole ampiezza dell’alveo. Si optò quindi, su proposta del cardinal Alberoni, per un ponte in pietre e mattoni, il cui progetto fu realizzato da G. Zane nel 1735. La localizzazione venne scelta non in linea con la via Romana, ma alcune centinaia di metri a monte perché il terreno appariva di maggiore tenuta per le fondamenta dei pilastri e sarebbe stato più agevole il collegamento con la via Dismano. I lavori di battitura delle palizzate di base furono avviati il 22 luglio 1735 e dopo 17 mesi, il 22 dicembre 1736, il ponte era terminato. Parte del materiale laterizio fu ricavato dalla parziale demolizione di muri e torri della rocca Brancaleone, da tempo inutilizzata. L’imponente opera comprendeva sette arcate, cinque nell’alveo dei Fiumi Uniti e due interrate nel riporto arginale per dare maggiore solidità alla struttura; l’accesso al ponte fu ornato con quattro grandi ali sormontate da pilastrini.
Nel 1900, in coincidenza con l’apertura dello zuccherificio di Classe, fu realizzato il collegamento tramviario con la linea Ravenna-Forlì, effettuando l’armamento dei binari lungo la via Romea e sul Ponte Nuovo. Centinaia di convogli carichi di operai e barbabietole vi transitarono fino al 1929, anno in cui cessò l’esercizio della società tramviaria. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Ponte Nuovo scampò a ripetuti bombardamenti aerei alleati, ma nel novembre 1944 fu distrutto dai tedeschi con cariche di esplosivo per ostacolare l’avanzata dell’Ottava Armata britannica. Nel dopoguerra la ricostruzione fu affidata alla Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna, che in pochi mesi ripristinò lo storico manufatto.